Cancer is also a journey and we need to look at it for what it is. It is not just a path towards the end, this means declaring yourself a loser, but also a path forward towards self-knowledge.
It is true that illness is stronger than one’s body, but one must not allow it to be stronger than one’s spirit as well.
I would like to be able to address those who, personally, carry within themselves and outside of themselves the burden of this disease which is so devastating and which truly destroys one’s energy, even the energy needed to react. I would like to address them and say that our hope, today, even before the treatment, is ourselves.
I wish I could turn to those who support cancer patients and carry their emotional burden on their shoulders. I would like to address them to thank them, but also so that they do not forget that helping does not mean replacing and supporting does not mean depriving the person they accompany of their choices and who not only goes through but lives eternally that pain that only those who suffer it can fully understand.
I wish I could address the indifferent, those who pretend that everything is fine, those who try to keep away from the suffering of others because they are afraid of it. I would like to address them to remind them that it is not by ignoring it that suffering dissolves, not even their own, the one they don’t want to see, on the contrary, it increases due to the evil they unload on those who really don’t need further pain.
I would like to be able to address many, many, who every day, in one way or another – as patients, carers, indifferent, doctors – face cancer, to be able to tell them that the person who is there with his little monster to manage is a living and living person.
Meanwhile, I turn to myself to tell myself to never betray the meaning of life and make this my dimension until my last breath.

Anche il cancro è un percorso e bisogna guardarlo per quello che è. Non si tratta solo di un percorso verso la fine, questo significa dichiararsi perdenti, ma anche di un percorso in avanti verso la conoscenza di sé.
È vero che la malattia è più forte del proprio corpo, ma non bisogna consentire che lo sia anche del proprio spirito.
Vorrei potermi rivolgere a coloro che, in prima persona, portano dentro e fuori di sé il carico di questa malattia tanto devastante e che davvero distrugge le energie, anche quelle per reagire. Vorrei rivolgermi loro e dire che la nostra speranza, oggi, ancor prima della cura, siamo noi stessi.
Vorrei potermi rivolgere a coloro che affiancano i malati di cancro e ne portano il peso emotivo sulle spalle. Vorrei rivolgermi loro per ringraziarli, ma anche perché non dimentichino che aiutare non significa sostituire e sostenere non significa privare delle proprie scelte la persona che accompagnano e che non attraversa soltanto ma vive in eterno quel dolore che solo chi lo soffre può pienamente comprendere.
Vorrei potermi rivolgere agli indifferenti, a quelli che fingono che tutto vada bene, a quelli che cercano di tenersi lontano dalla sofferenza dell’altro perché ne hanno paura. Vorrei rivolgermi loro per ricordare che non è ignorandola che la sofferenza si dissolve, neanche la propria, quella che non vogliono vedere, anzi, essa si accresce a causa del male che scaricano su coloro che proprio non hanno bisogno di ulteriore dolore.
Vorrei potermi rivolgere a tanti, tantissimi, che ogni giorno, in un modo o nell’altro-come malati, accompagnatori, indifferenti, medici- affrontano il cancro, per poter dire loro che la persona che è lì con il suo mostriciattolo da gestire è una persona viva e che vive.
Intanto, mi rivolgo a me stessa per dirmi di non tradire mai il senso della vita e fare di questo la mia dimensione fino all’ultimo respiro.