Waiting for the publication of my new book makes me very anxious, as always, but even more, since the goal of this book is to raise funds for ovarian cancer research.
The question I ask myself every time I publish something and this time even more, is whether I will be able to give the book a future. Because that’s the point.
A book is a sign, when written with intellectual honesty and spirit, that the writer lets go beyond himself when he feels ready. An umbilical cord that is sometimes difficult to cut, but which, without doing so, would result in death.
What will happen next, that is, continuing to ensure that that book is a sign, no longer depends on the writer but on the reader.
The question that puts the writer in a state of anxiety is: “Does the reader know that, when he reads, he has the writer’s life in his hands?”
It is a great responsibility, but also a commitment that deepens the bond between the writer and the reader.
Any writer, as long as he doesn’t make use of serial ghostwriters, is putting something of himself into what he writes and any reader can perceive or at least imagine their presence.
For this reason, if on the one hand the writer’s honesty is necessary, on the other, just as much honesty is necessary on the part of the reader.
Only this can strengthen the sharing bond between writer and reader, only this can make it possible for a book to continue to be a sign and a voice.
A greater sign and voice because they are enriched by the sign and voice of the reader and, while reading, listen to the writer but also listen to his own voice.
Unique voices, universal for this, voices that mark, narrate and live by listening.

L’attesa della pubblicazione del mio nuovo libro mi mette molta ansia, come sempre, ma anche di più, poiché l’obiettivo di questo libro è raccogliere fondi per la ricerca sul tumore ovarico.
La domanda che mi pongo ogni volta che pubblico qualcosa e questa volta anche di più, è se riuscirò a dare un futuro al libro. Perché il punto è proprio questo.
Un libro è un segno, quando scritto con onestà intellettuale e di spirito, che chi scrive lascia andare oltre se stesso quando se ne sente pronto. Un cordone ombelicale talvolta difficile da recidere, ma che, senza farlo, comporterebbe la morte.
Quello che accadrà dopo, cioè continuare a fare in modo che quel libro sia un segno non dipende più da chi scrive ma da chi legge.
L’interrogativo che pone lo scrittore in una condizione di ansia è: “Sa il lettore che, quando legge, ha tra le mani la vita di chi scrive?”
È una grande responsabilità, ma anche un impegno che rende più profondo il legame tra chi scrive e chi legge.
Qualsiasi scrittore, purché non si avvalga di ghostwriter seriali, sta mettendo qualcosa di sé in ciò che scrive e qualsiasi lettore può percepirne o almeno immaginarne la presenza.
Per questo, se da una parte è necessaria l’onestà di chi scrive, dall’altra, altrettanta onestà è necessaria da parte di chi legge.
Solo questo può rafforzare il legame di condivisione tra scrittore e lettore, solo questo può rendere possibile che un libro continui a essere segno e voce.
Un segno e una voce più grandi poiché arricchiti dal segno e dalla voce di chi legge e, leggendo, ascolta lo scrittore ma ascolta anche la sua propria voce.
Voci uniche, per questo universali, voci che nell’ascoltare segnano, narrano e vivono.