Uselessness.
Feeling useless because you lack energy in “doing things”, because you are prisoners of a static routine that deprives the person of his face while erasing his strength.
And yet, discovering that just humbly offering one’s “uselessness” makes that person “more useful”.
Useful because in today’s time that rushes by without discernment, showing the effort to live without everything that is obvious to most, can create that kind of useful disorientation that should lead to rethinking one’s life to make it less insignificant and devoted solely to competition for the domain or for the exhibition of one’s visibility.
In reality, there are no useless lives. Each life has the commitment and meaning that make it a gift, a gift for which everyone, at every stage of existence, is responsible.
Every life is useful because every life has a story to tell and a voice that deserves to be listened to and which, in its uniqueness, distinguishes it from a generic other and makes it complete and full in its living and not just existing.
I feel useless; yet, I realize that my current condition can still offer something and be a voice; slow and patient voice whose story deserves the courage to be told and the strength not to remain silent.
Perhaps this is precisely the role of pain worn with dignity: to be an example. Example so that we understand that the struggle is not such only when we are strong and we dress like heroes, but when the simple and repetitive daily life puts us in front of ourselves in the awareness of the new limits brought about by the disease which, however, do not erase the person you are, but, on the contrary, they give her a greater lucidity and a longer look of love.
The strength of suffering is not in defeating it (this is the hope), but its strength is in dominating its destructive spirit and giving it at least one chance to make us better people.

Inutilità.
Sentirsi inutili perchè privi di energia nel “fare le cose”, perché prigionieri di una statica routine che priva la persona del suo volto mentre ne cancella la forza.
Eppure, scoprire che proprio il porgere con umiltà la propria “inutilità” rende quella persona “più utile”.
Utile perché nel tempo odierno che sfreccia senza discernimento, mostrare lo sforzo di vivere senza tutto ciò che per i più è ovvio, può creare quel tipo di utile disorientamento che dovrebbe indurre a ripensare al proprio vissuto per renderlo meno insignificante e votato alla sola competizione per il dominio o per l’esibizione della propria visibilità.
Non esistono, in realtà, vite inutili. Ciascuna vita ha l’impegno e il significato che fa di essa dono, un dono di cui tutti, in ciascuna fase dell’esistenza, sono responsabili.
Ogni vita è utile perché ogni vita ha una storia da narrare e una voce che merita ascolto e che, nella sua unicità, la distingue da un generico altro e la rende compiuta e piena nel suo vivere e non esistere soltanto.
Mi sento inutile; eppure, mi accorgo che la mia condizione attuale può ancora offrire qualcosa ed essere voce; voce lenta e paziente la cui storia merita il coraggio di essere narrata e la forza di non restare muta.
Forse è proprio questo il ruolo del dolore indossato con dignità: essere esempio. Esempio affinché si capisca che la lotta non è tale solo quando si è forti e ci si veste da eroi, ma quando il quotidiano semplice e ripetitivo ci mette di fronte a noi stessi nella consapevolezza dei nuovi limiti procurati dalla malattia che, però, non cancellano la persona che sei, ma, anzi, le donano una lucidità maggiore e uno sguardo d’amore più lungo.
La forza della sofferenza non è nello sconfiggerla (questa è la speranza), ma la sua forza è nel dominarne lo spirito distruttivo e darle almeno una possibilità per renderci persone migliori.