The time that passes is not only historical memory, but the memory of the most hidden being that is inside each of us.
Memory, that is, like time, is not constituted only by the events that occur, but also (and perhaps even more) by the emotions that are expressed or are tamed as well as by the consequences and reactions that, before or after being accomplished, those “facts” have on personal history.
This is why the passage of time takes on a particular value, which is why it must not be annihilated or wiped out by indifference, but cultivated and loved as a promise.
Time, after all, is not a calculation of instants, hours, days, months, years, but it is the network that we know how to build beyond any chronology so that it contains the profound meaning of relationships in life and beyond it.
Your own time does not end, but continues in the time of others so that the awareness of discernment is made possible for all.
What time writes is a story that is not a single story; not a story that repeats itself, but a story that renews itself and that gives us the opportunity to look for a meaning in it or to build one if, apparently, it has no meaning.
Building it, improving it, making it more effective, does not depend on the rhythm of a clock, but on the consistency of people.
What do we want to do with our time? What image of our history do we want it to express and represent?
Answering these questions from the bottom of your heart does not mean being pedantic, antiquated, heavy, but, rather, attentive, accurate, consistent, since the effectiveness of our time is not measured in distraction or controversy, but in the depth of our research for a sense.

Il tempo che passa non è solo memoria storica, ma memoria dell’essere più nascosto che è dentro ciascuno di noi.
La memoria, cioè, come il tempo, non è costituita solo dai fatti che si succedono, ma anche (e forse persino di più) dalle emozioni che si esprimono o si domano come anche dalle conseguenze e reazioni che, prima o dopo essere compiuti, quei “fatti” hanno sulla storia personale.
È per questo che il trascorrere del tempo assume un valore particolare, è per questo che non deve essere annichilito o azzerato dall’indifferenza, ma coltivato e amato come una promessa.
Il tempo, in fondo, non è un calcolo di istanti, ore, giorni, mesi, anni, ma è la rete che sappiamo costruire oltre ogni cronologia affinché essa contenga il significato profondo delle relazioni nella vita e oltre di essa.
Il proprio tempo non finisce, ma prosegue nel tempo degli altri affinché a tutti sia resa possibile la consapevolezza del discernimento.
Quella che il tempo scrive è una storia che non è una storia unica; non una storia che si ripete, ma una storia che si rinnova e che ci dà l’opportunità di cercarvi un senso o di costruirne uno se, apparentemente, un senso non ha.
Edificarla, migliorarla, renderla più efficace, non dipende dal ritmo di un orologio, ma dalla coerenza delle persone.
Che cosa vogliamo fare del nostro tempo? Quale immagine della nostra storia vogliamo che esso esprima e rappresenti?
Rispondere dal profondo del proprio cuore a questi interrogativi non significa essere pedanti, antiquati, pesanti, ma, piuttosto, attenti, accurati, coerenti, poiché l’efficacia del nostro tempo non si misura nella distrazione o nella polemica, ma nella profondità della propria ricerca di senso.