Restlessness. The word of the day is restlessness, but although the sensation that derives from it can create discomfort, it is not necessarily a bad thing, quite the contrary.
When are you restless? When something is wrong (due to your own responsibility or that of others); when you are anxious about some situation you live or have to face; when you are not satisfied with yourself or with someone or something; when your presence feels to be ineffective over time; when bitter or wrong choices may have changed the direction of your being; and for much more.
In short, restlessness engages the person and forces it to a condition of suspension which, in any case, can only result in a movement, a change, since remaining in a state of immobility does not resolve the reasons for the restlessness nor does it calms its unpleasant condition.
In short, restlessness anticipates the condition of mutability of a situation, of modification of action, indicating new destinations along the route of life.
For this reason, restlessness should be creative, we should not experience it as the end of the world, but, on the contrary, as an act of creation.
Restlessness should not overwhelm us but guide us and lead us towards choices that create conditions that are no longer satisfying for ourselves alone, but more suited to the needs of the time and of the whole people who hold their own immaculate restlessness in their hearts.
The debasement in restlessness can be transformed into an act of mutation of the ego so that it becomes “we”; it is in the restlessness, in fact, that the feeling of loneliness and isolation can be more evident, but it is also a phase in which each, in the awareness of himself and of the need for love of the other and for the other, can give a new form and new voice over time.
The restlessness, then, becomes a pause along the way; it is the creative moment that follows discernment, recognition and reunion.
Disquiet is the sad smile on a windless face that lifts its spirit and sets it free; to cross the restlessness is to return the smile to your face and allow the wind to teach you its free flight. Restlessness is an opportunity to improve yourself.

Inquietudine. La parola del giorno è inquietudine, ma sebbene la sensazione che ne derivi possa creare disagio, non è detto che essa sia un male, anzi.
Quando si è inquieti? Quando qualcosa non va (per responsabiità propria o altrui); quando si è in ansia per qualche situazione che si vive o che si deve affronatre; quando non si è soddisfatti di sé o di qualcuno o di qualcosa; quando si sente come inefficace la propria presenza nel tempo; quando scelte amare o sbagliate possono aver modificato la direzione del proprio essere; e per tanto altro.
L’inquietudine, insomma, impegna la persona e la costringe a una condizione di sospensione da cui, in ogni caso, non può che derivare un movimento, un cambiamento, poiché permanere in uno stato di immobilità non risolve i motivi dell’inquietudine né ne placa la spiacevole condizione.
L’inquietudine, insomma, anticipa la condizione di mutabilità di una situazione, di modificazione dell’agire indicando nuove destinazioni lungo la rotta della vita.
Per questa ragione, l’inquietudine dovrebbe essere creativa, non dovremmo viverla come fosse la fine del mondo, ma, al contrario, come un atto di creazione.
L’inquietudine non dovrebbe abbatterci ma guidarci e condurci verso scelte che creino condizioni non più appaganti per noi stessi soltanto, ma più consone alle esigenze del tempo e delle persone tutte che racchiudono nel proprio cuore la propria immacolata inquietudine.
L’avvilimento nell’inquietudine può essere trasformato in un atto di mutazione dell’io affinché diventi “noi”; è nell’inquietudine, infatti, che più evidente può farsi la sensazione di solitudine e isolamento, ma è anche una fase in cui ciascuno, nella consapevolezzza di sé e del bisogno dell’amore dell’altro e per l’altro, può dare nuova forma e voce nuova allo scorrere del tempo.
L’inquietudine, allora, diventa una pausa lungo il percorso; essa è il momento creativo che segue il discernimento, il riconoscimento e il ricongiungimento.
L’inquietudine è il sorriso triste su un volto senza vento che ne sollevi lo spirito e lo renda libero; attraversare l’inquietudine è restituire il sorriso al proprio volto e consentire al vento di insegnargli il suo volo libero. L’inquietudine è un’occasione per migliorare sé stessi.