“La morte prudente” ( Emersioni, 2022) di Lucia Stefanelli Cervelli, è un romanzo la cui pienezza, sia nella trama che nella parola, è di raro pregio.
È un romanzo intimo, oserei dire, nel corso del quale i tre protagonisti, Luca, Giulia e Oscar (senza dimenticare la memoria della madre di Giulia, Anna, che si fa anello di congiunzione tra Oscar e Giulia) sembrano non solo vivere la propria storia, ma anche quella di ogni donna e uomo comune che, a un certo punto della propria esistenza, si trova a dover fare i conti con se stesso e con le proprie scelte.
Luca, Giulia e Oscar si incrociano per caso, non si conoscevano prima e, probabilmente, il loro incontro non avrà seguito; eppure, quella breve vicinanza conterà nella vita di ciascuno come il punto di svolta della propria esistenza.
Luca è un uomo stanco del proprio quotidiano che decide di abbandonare l’ovvio e lasciare che semplicemente la sua vita accada. In questo accadere incontra Oscar, uomo apparentemente forte e determinato e legato da un vincolo poco chiaro in principio a Giulia, di cui Luca farà conoscenza in maniera fortuita.
I tre protagonisti, grazie alla scrittura paziente ed esperta dell’autrice, avranno modo di narrare di sé rivelando al lettore molto più di quanto appaia. Difatti, Lucia Stefanelli Cervelli, dopo i primi sette capitoli in cui si seguirà esclusivamente il percorso di Luca, dedicherà a ciascuno dei protagonisti il proprio spazio in un percorso di ricostruzione di se stessi come anche di scelta.
C’è, a mio parere, un’altra protagonista essenziale, l’attesa, che può essere attesa della vita o della morte, attiva o passiva, “prudente” o meno, ma che rende il lettore, ancora più che i protagonisti della narrazione, consapevole della necessità di dare una dimensione al proprio tempo e uno spazio anche a quella “morte prudente”, lenta ma inesorabile che tutti abbraccia e tutti attende. È in questa “attesa” che mi è sembrato di ritrovare tracce di “Waiting for Godot” di Samuel Beckett. L’attesa come problema esistenziale in un’epoca inaridita e resa “assurda” dalla ricerca del superfluo e dell’io individuale. Ipotesi confermata anche da un racconto che l’autrice inserisce nella narrazione, “L’occhio strabico”, nel quale è mostrato quanto sia indispensabile, in realtà, avere visioni diverse e punti di osservazione molteplici.
Mi sono chiesta in che senso la morte sia “prudente” e diverse sono le possibili risposte: perché arriva lentamente quasi senza essere notata (il che ci rende meno protagonisti delle nostre scelte, ma semplicemente abbandonati all’accadere), oppure è prudente perché sceglie a chi presentarsi nel momento del suo disfacimento (il che indicherebbe che nessuna scelta può davvero essere consapevole), o, ancora, cammina di pari passo con la vita e aspetta il tempo del suo compimento che si realizza o si perde nel lento abbandono di chi resta semplicemente a guardarla senza esserne partecipe (il che falserebbe l’idea di un percorso che vita e morte compiono insieme).
Insomma, “La morte prudente” di Lucia Stefanelli Cervelli, è un romanzo che semplicemente mostra diverse opzioni possibili, diverse alternative alle scelte di ogni persona e lo fa come se ci si trovasse sul palco delle emozioni e il sipario venisse aperto all’improvviso senza che ciascuna possa aver trovato il suo posto, proprio come la morte che, prudente per una ragione o l’altra, non resta a guardare, ma si incammina comunque lungo il suo percorso.
Il linguaggio usato nel romanzo è composto ed elevato, non difficile, ma accurato, e scandisce il ritmo di un pensiero che se da una parte accoglie, dall’altra propone e invita.

“La morte prudente” (Emersioni, 2022) by Lucia Stefanelli Cervelli, is a novel whose fullness, both in the plot and in the word, is of rare value.
It is an intimate novel, I would dare to say, in the course of which the three protagonists, Luca, Giulia and Oscar (without forgetting the memory of Giulia’s mother, Anna, who becomes the link between Oscar and Giulia) seem not only to live their own history, but also that of every common woman and man who, at a certain point in their existence, find themselves having to deal with themselves and their choices.
Luca, Giulia and Oscar cross each other by chance, they didn’t know each other before and, probably, their meeting will not have any following; yet, that brief closeness will count in everyone’s life as the turning point of their existence.
Luca is a man tired of his daily life who decides to abandon the obvious and simply let his life happen. In this happening he meets Oscar, an apparently strong and determined man tied by an unclear bond to Giulia, of whom Luca will make acquaintance in a fortuitous way.
The three protagonists, thanks to the author’s patient and expert writing, will be able to narrate themselves, revealing to the reader much more than appears. In fact, Lucia Stefanelli Cervelli, after the first seven chapters in which Luca’s path will be followed exclusively, will dedicate to each of the protagonists their own space in a path of reconstruction of themselves as well as of choice.
There is, in my opinion, another essential protagonist, the waiting, which can be the expectation of life or death, active or passive, “prudent” or not, but which makes the reader even more than the protagonists of the narration, aware of the need to give a dimension to one’s time and a space also to that “prudent death”, slow but inexorable that embraces everyone and awaits everyone. It is in this “waiting” that I seemed to find traces of “Waiting for Godot” by Samuel Beckett. Waiting as a problem of existence in an age that is parched and made “absurd” by the search for the superfluous and the individual self. Hypothesis also confirmed by a story that the author inserts in the narration, “L’occhio strabico”, in which it is shown how indispensable it is, in reality, to have different visions and multiple points of observation.
I wondered in what sense death is “prudent” and there are several possible answers: because it comes slowly almost without being noticed (which makes us less protagonists of our choices, but simply abandoned to the happening of things), or it is prudent because it chooses whom to present itself to in the moment of their undoing (which would indicate that no choice can really be aware), or, again, it walks hand in hand with life and waits for the time of its fulfillment that takes place or loses itself in the slow abandonment of those who simply remain to look at their own life without being involved in it (which behavior would distort the idea of ​​a path that life and death go through together).
In short, “La morte prudente” by Lucia Stefanelli Cervelli, is a novel that simply shows different possible options, different alternatives to the choices of each person and does it as if you were on the stage of emotions and the curtain was suddenly opened without that each may have found its place, just like death which, prudent for one reason or another, does not stand by and watch, but sets out along its path.
The language used in the novel is composed and elevated, not difficult, but accurate, and marks the rhythm of a thought which, on the one hand, welcomes, on the other proposes and invites.