A fragile game of mirrors, what is there and what is not there, what is seen and what is not seen, a melancholy meeting of memory and meaning. Where are you? In the hand as strong as in the watchful and curious gaze, in the composed and serious lips as in the fragile and marked face, in the wrinkles and gray hair as in the impertinent dimple on the chin of a face and a look that embraces the smile. Where are you? In the awareness that does not refuse its time and that, over time and beyond, has learned to love. Where are you? In the thought that unfolds and in that gentle and courageous caress towards a life that does not always know how to pronounce your name, but that does not stop thinking about the good. I don’t feel the need to post photos that represent me as I was by pretending they are the way I am, I love who I am with my imperfections, I love the truth.

Un fragile gioco di specchi, ciò che c’è e ciò che non c’è, ciò che si vede e ciò che non si vede, malinconico incontro di memoria e senso. Dove sei? Nella mano forte quanto nello sguardo vigile e curioso, nelle labbra composte e serie quanto nel volto fragile e segnato, nelle rughe e nei capelli grigi quanto nella fossetta impertinente sul mento di un volto e uno sguardo che abbracciano il sorriso. Dove sei? Nella consapevolezza che non rifiuta il suo tempo e che nel tempo e oltre esso ha imparato ad amare. Dove sei? Nel pensiero che si disvela e in quella carezza mite e coraggiosa verso una vita che non sempre sa pronunciare il tuo nome, ma che non smette di pensare il bene. Non provo il bisogno di postare foto che mi rappresentino come ero fingendo che siano come sono, amo ciò che sono con le sue imperfezioni, amo la verità.