Andrea Gentile: “La cocaina, il poliziotto, il farmacista, il professore”

Ieri sera ho partecipato, presso l’Associazione culturale A. Rosmini di Trento, alla presentazione online del romanzo di Andrea Gentile: “La cocaina, il poliziotto, il farmacista, il professore” (Pendragon, 2020). Pur non avendo letto ancora il libro, mi è apparso come uno spunto interessante non solo per conoscere la storia di un personaggio realmente esistito, il dottor Benedetto Schiassi che nel romanzo prende sul nome di “Stiassi”, ma perché l’umanità e l’originalità della narrazione hanno fornito spunti di riflessione sulla condizione medico sanitaria del presente da “una parte e dall’altra del camice”(cioè sia i medici che i pazienti).

Il romanzo, si configura nel genere del romanzo storico sebbene la sparizione di cocaina all’interno dell’Ospedale di Budrio (Bologna) apra scenari polizieschi di indagine e suspense. Ambientato nella Budrio del ‘800 in cui le lotte contadine e operaie, gli scontri con la polizia erano all’ordine del giorno per la conquista di maggior rispetto dell’operaio e delle regole salariali, la storia narra di Benedetto Schiassi, un medico “eroico” non solo per la sua capacità di sperimentare nuove procedure anestesiologiche (come è stato nella realtà), ma di praticare la professione di medico nella pienezza della sua umanità senza mai trascurare la relazione medico/paziente come relazione fondativa e basilare della “cura”.

Al di là della narrazione che, già nella scelta del genere storico rende conto del valore dell’uomo del quotidiano come colui “che fa la Storia”, mi è sembrato che il tema del testo che risponde al pensiero del medico protagonista sia di grande pregnanza non solo storica, ma anche umana nella realtà fattuale (sebbene talvolta dimenticata) della medicina in generale e dei medici in particolare. L’uomo è il corpo nel suo insieme e non solo un organo malato; questo non solo nella riflessione della capacità di integrare la malattia specifica di un organo con la condizione generale di un paziente, ma anche nella disponibilità a non dimenticare il legame tra corpo e coscienza, tra scienza e umanità.

Di grande rilievo anche il dialogo che si stabilisce tra medico e famiglia del paziente, una relazione chiara e umana che, troppo spesso, la iper specializzazione contemporanea porta a trascurare. Il messaggio essenziale credo che sia nella consapevolezza della fiducia nel progresso della scienza, ma anche nell’attenzione per la cura integrale del malato che mai e poi mai deve trasformarsi in un “pezzo” cui il medico di abitua, ma deve restare una persona verso cui il proprio senso etico renda possibile una relazione di fiducia e affidamento reciproci.

Un tema interessante e complesso, direi, ma da cui un’umanità vera non deve e non può prescindere nonostante e grazie il progresso scientifico al quale sempre deve corrispondere un progresso umano.

Last night I participated, at the A. Rosmini Cultural Association of Trento, in the online presentation of the novel by Andrea Gentile: “La cocaina, il poliziotto, il farmacista, il professore”(Pendragon, 2020). Although I have not yet read the book, it appeared to me as an interesting starting point not only to learn about the story of a real character, Dr. Benedetto Schiassi who in the novel takes the name of “Stiassi”, but because humanity and originality of the narrative provided food for thought on the medical health condition of the present on “both sides of the gown” (ie both doctors and patients).

The novel is configured in the genre of the historical novel although the disappearance of cocaine inside the Hospital of Budrio (Bologna) opens up detective scenarios of investigation and suspense. Set in the Budrio of the ‘800 where peasant and worker struggles, clashes with the police were on the agenda for the conquest of greater respect for the worker and wage rules, the story tells of Benedetto Schiassi, a “heroic doctor” not only for his ability to experiment with new anesthetic procedures (as it has been in reality), but to practice the profession of doctor in the fullness of his humanity without ever neglecting the doctor/patient relationship as the founding and basic relationship of the “cure “.

Beyond the narrative that, already in the choice of the historical genre, accounts for the value of the man of the everyday as the one “who makes history”, it seemed to me that the theme of the text that responds to the thought of the leading doctor is of great significance not only historical, but also human in the factual (although sometimes forgotten) reality of medicine in general and of doctors in particular. Man is the body as a whole and not just a sick organ; this not only in the reflection of the ability to integrate the specific disease of an organ with the general condition of a patient, but also in the willingness not to forget the link between body and conscience, between science and humanity.

Also of great importance is the dialogue that is established between the doctor and the patient’s family, a clear and human relationship that, too often, contemporary hyper specialization leads to neglect. I believe that the essential message lies in the awareness of the trust in the progress of science, but also in the attention to the integral care of the patient which must never and ever become a “piece” to which the doctor gets used, but must remain a person towards whose ethical sense makes possible a relationship of mutual trust and confidence.

An interesting and complex theme, I would say, but from which a true humanity must not and cannot ignore despite and thanks to scientific progress which must always correspond to human progress.

Un pensiero su “Andrea Gentile: “La cocaina, il poliziotto, il farmacista, il professore”

  1. Gentilissima professoressa De Vita,
    vedo solo adesso il commento al libro La cocaina, il poliziotto, il farmacista, il professore e la ringrazio davvero di cuore.
    Ha veramente centrato i messaggi essenziali del romanzo. A di là della vicenda, vera e per me molto coinvolgente, sono stato attratto durante le letture degli articoli scientifici di Benedetto Schiassi proprio da due temi, ancora oggi al centro di molti dibattiti sulla salute, sui medici e sui pazienti: l’etica che deve guidare il medico nel considerare l’indissolubilità dell’individuo e la necessità di ritenere il rapporto medico paziente come un importante tempo di cura.
    Poi voglio ricordare anche quello che molti colleghi riferiscono al libro: avere riscoperto un piccolo pezzo della storia dell’anestesia italiana.
    Grazie per avere partecipato alla presentazione.
    Un cordiale saluto.
    Andrea Gentili

    Piace a 1 persona

I commenti sono chiusi.