“Filosofia del dilemma” più di una filosofia per la vita

I often go back to books that I have already read and loved and that have marked a path in my personal maturation, they are books that remain as travel companions to which to return, just like in a journey, with my own new difference because you can go back but never being the same, yet it is the experience that makes us more authentic and true.

These days I reread pages without order or just sentences from Claudio Tugnoli’s book, La filosofia del dilemma (Mimesis, 2019) which I have already talked about on this blog at the following link: https://writingistestifying.com/2019/10/29 / claudio-tugnoli-philosophy-of-dilemma /

It seems to me that the new myself who has returned to this volume has acquired an ever greater awareness of how the dilemma is not just a subject of study, but a real philosophy of life for life. In other words, acquiring ever greater awareness of how much the human being is always placed in front of often complex choices, dilemmas precisely, could condition the choices themselves to overcome selfishness and personal interests in order to overcome the void of sense of increasingly scattered communities and individual.

In choosing between one way or another, there is always someone who suffers, and not always what is considered the lesser evil is actually the lesser evil. In fact, perhaps the question that should be asked is always “the lesser evil for whom?”. I think, that is, that behind a moral dilemma, that is, that corresponds to the sum of the laws that synthesize human action, there are ethical choices that, instead, interpret and translate into reality every single choice and define what will later become the status quo of a group concentrating it on a more generic and encompassing morality.

Is it really all possible? Is it really possible for us only as human beings? Does that “possible” also include the possibility of the other?

In a paragraph of Tugnoli we read “Un dilemma rappresenta per lo più una trappola tesa da qualcuno che mira a dare scacco matto al suo avversario. Se non esiste alcuna via di scampo, allora ci si dovrà rassegnare a scegliere il male che si presume minore, spesso in una selva di dubbi e di angosce. La vita morale si accompagna necessariamente al tragico, che ha nel dilemma la sua figura fondante”, never more exact words to express the modern condition of the widespread unease of those who choose to live their existence in search of something not exclusive to themselves and conclusive, but a good that can be shared and given. A good that, although always the result of a sacrifice since there is always a part to be renounced, is also a good that gives meaning and meaning to one’s own search for humanity.

Humanity, in fact, is not conquered but is lived, it is not taught but experienced, it is not obtained but built, it is not received but chosen. Who can ever really say if the choice made is the lesser evil? I believe no one can, since that of lesser or greater evil is too one-sided a vision to be a general rule, it depends too much on personal vision to be universal, it holds too much the primacy of the subjective to be defined as an objective vision. Yet, I believe, if one learns to broaden one’s gaze, to look at realities (I consciously use the plural to indicate the multiplicity of each single reality) even with the gaze of the other, the dilemma that suffocates our daily life could always be a life choice for life.

We should stop thinking of life as external to being and, of course, remember that, as Tugnoli says, refraining from acting causes greater damage.

Mi capita spesso di ritornare a libri che ho già letto e amato e che hanno segnato un percorso nella mia maturazione personale, sono libri che restano come compagni di viaggio ai quali tornare, proprio come in un viaggio, con la propria nuova differenza poiché indietro non si può tornare uguali a prima, eppure è proprio il vissuto che ci rende più autentici e veri.

In questi giorni rileggo senza ordine pagine o soltanto frasi dal libro di Claudio Tugnoli, La filosofia del dilemma (Mimesis, 2019) di cui ho già parlato su questo blog al seguente link: https://writingistestifying.com/2019/10/29/claudio-tugnoli-filosofia-del-dilemma/

Mi sembra che la nuova me stessa che è tornata a questo volume abbia acquisito una sempre maggiore consapevolezza di quanto il dilemma non sia solo argomento di studio, ma una vera e propria filosofia della vita per la vita. Acquisire, cioè, consapevolezza sempre maggiore di quanto l’essere umano sia sempre posto dinanzi a scelte spesso complesse, dilemmi appunto, potrebbe condizionare le scelte stesse a superare gli egoismi e gli interessi personali per ovviare al vuoto di senso di comunità sempre più sparpagliate e individuali.

Nello scegliere tra una via o l’altra, c’è sempre qualcuno che soffre, e non sempre ciò che si ritiene il male minore è effettivamente il male minore. Difatti, forse, la domanda che bisognerebbe porsi è sempre “il male minore per chi?”. Penso, cioè, che dietro un dilemma morale, cioè che corrisponde alla summa delle leggi che sintetizzano l’agire umano, ci siano delle scelte etiche che, invece, interpretano e traducono in realtà ogni singola scelta e definiscono quello che poi diventerà lo status quo di un gruppo concentrandolo su una più generica e inglobante morale.

È davvero tutto possibile? Ci è davvero tutto possibile solo in quanto esseri umani? Quel “possibile” include anche la possibilità dell’altro?

In un paragrafo del Tugnoli si legge “Un dilemma rappresenta per lo più una trappola tesa da qualcuno che mira a dare scacco matto al suo avversario. Se non esiste alcuna via di scampo, allora ci si dovrà rassegnare a scegliere il male che si presume minore, spesso in una selva di dubbi e di angosce. La vita morale si accompagna necessariamente al tragico, che ha nel dilemma la sua figura fondante”, mai parole più esatte per esprimere la condizione moderna del disagio diffuso di coloro che scelgono di vivere la propria esistenza alla ricerca non di un bene per sé, esclusivo e conclusivo, ma un bene che possa essere condiviso e donato. Un bene che, sebbene sia sempre frutto di un sacrificio poiché c’è sempre una parte cui si rinuncia, è anche un bene che dà significato e senso alla propria ricerca di umanità.

L’umanità, infatti, non si conquista ma si vive, non si insegna ma si sperimenta, non si ottiene ma si costruisce, non si riceve si sceglie. Chi potrà mai davvero dire se la scelta fatta sia il male minore? Credo nessuno possa, poiché quella del male minore o maggiore è una visione troppo unilaterale per porsi come regola generale, dipende troppo dalla visione personale per poter essere universale, detiene troppo il primato del soggettivo per potersi definire come visione oggettiva. Eppure, credo, se si imparasse ad ampliare il proprio sguardo, a guardare alle realtà (uso consapevolmente il plurale per indicare la molteplicità di ogni singola realtà) anche con lo sguardo dell’altro, il dilemma che soffoca il nostro quotidiano potrebbe essere sempre una scelta di vita per la vita.

Dovremmo smettere di pensare alla vita come esterna all’essere e, di certo ricordare che, come afferma Tugnoli, astenersi dall’agire provoca danni maggiori.