Una storia nota nella lunga lotta per l’autodeterminazione fino all’ultimo respiro. Una storia che esula qualsiasi concezione politica e moralistica perché deve essere letta per quello che è: una scelta.
Affrontare la propria malattia e scegliere di non essere medicalizzato a dismisura; affrontare la malattia di chi amiamo e lasciare che l’oggetto del nostro amore sia soggetto della propria libertà di scelta e discernimento e non il soggetto del nostro egoismo.
Una storia d’amore che libera l’amato quanto l’amata non perché ci si liberi dal dolore o dalla vita, ma perché di questo amore e di questa vita resti l’essenziale.
Una scelta non dettata dalla paura del dolore, ma dalla consapevolezza che prolungare quel dolore oltre la misura della natura stessa è più illecito che sentirsi liberi di poter asserire il proprio «Basta!»
La consapevolezza di non aver bisogno di credere nell’eternità effimera e irraggiungibile del proprio corpo, ma di poter morire nella dignità della propria scelta accompagnati dall’amore e dalla corresponsabilità.
Un libro breve, intenso. Un libro-intervista che diviene il dialogo semplice tra persone che rispettano la vita e la morte in egual misura. Un libro da leggere e ascoltare nel cuore.
Un pensiero su “Mina Welby: “L’ultimo gesto d’amore””